Per le aziende il mondo del web – ormai più simile a una giungla – è irto di insidie e molto competitivo. Chi ha un sito web e vuole affermare la propria presenza online non può prescindere dalla SEO. Una buona strategia, infatti, consente di ottenere risultati efficaci per il posizionamento di un sito nel proprio settore di riferimento e, soprattutto, duraturi nel tempo, se paragonati ad altre tecniche di aumento della visibilità sul web.
Detto ciò, la SEO, da sola, non salverà il mondo e non basterà a garantire alla tua azienda i grandi introiti che sogni. La SEO è uno strumento del web marketing che insieme ad altre tecniche, legate tra loro da una visione chiara e strategica, ti farà raggiungere le vette che tanto desideri.
In questo articolo non parliamo di SEO, ma di un alleato prezioso per tutti i marketers che si occupano di strategia digitale: le heatmap. Scopriamo insieme cosa sono, come funzionano, a cosa servono e come possono essere impiegate nella SEO.
Cosa sono le heatmap e come funzionano
Le heatmap, letteralmente “mappe di calore” sono uno strumento più che altro visivo, che permette di analizzare il comportamento degli utenti sul tuo sito web. Le mappe di calore mostrano le aree più cliccate, visualizzate e scorrevoli di una pagina web, usando una scala di colori che va dal rosso al blu. Il rosso indica le zone più calde, ovvero quelle che ricevono più attenzione, mentre il blu quelle più fredde e trascurate.
Le heatmap sono molto utili per capire come gli utenti interagiscono con un sito o una pagina web, quali elementi li attraggono di più, quali li fanno rimanere o andare via, quali li portano a compiere una determinata azione.
Rappresentano una risorsa preziosa per ottimizzare il design, i contenuti e la struttura di un sito web, ma anche per migliorare l’esperienza utente e, non ultimo, aumentare le conversioni.
A cosa servono le heatmap?
Le heatmap sono uno strumento indispensabile nel digital marketing, perché permettono di:
- Conoscere il pubblico: aiutano a capire chi sono i visitatori, quali sono le loro esigenze, preferenze, motivazioni e obiettivi. Comprenderai che per chi fa marketing queste sono informazioni di valore, perché sono la base per la creazione di una strategia di marketing mirata a colpire quel determinato target, che risponda alle sue aspettative e le soddisfi.
- Migliorare la user experience: le heatmap mostrano come gli utenti percepiscono un sito web: difficoltà, frustrazioni, soddisfazioni ed emozioni. Insomma, uno strumento utile a rendere un sito più facile da usare, più intuitivo, più attraente e più coinvolgente, con una user experience di qualità, che li fidelizzi e li spinga a tornare. È così che il web diventa un posto migliore.
- Aumentare le conversioni: le heatmap indicano quali sono i punti di forza e di debolezza del sito, identificano opportunità e minacce, quali sono le leve e i freni che influenzano il processo decisionale degli utenti. Conoscendo tutto questo, il sito web può essere ottimizzato per eliminare gli ostacoli, evidenziare i benefici, stimolare l’interesse e incrementare le tanto agognate conversioni.
In che modo le heatmap possono influenzare una strategia SEO?
La SEO è l’insieme delle tecniche e delle pratiche che mirano a migliorare il posizionamento di un sito web sui motori di ricerca, come Google o Bing. La SEO si basa su due fattori principali: la rilevanza e l’autorità. La rilevanza è la capacità di un sito web di soddisfare le intenzioni di ricerca degli utenti, ovvero di fornire loro le informazioni o le soluzioni che cercano. L’autorità è la reputazione di un sito web agli occhi dei motori di ricerca, ovvero la sua credibilità, affidabilità e qualità.
Le heatmap possono influenzare una strategia SEO in diversi modi.
Heatmap e intento di ricerca dell’utente
L’intento di ricerca è il motivo che spinge un utente a digitare una determinata query sui motori di ricerca. I SEO, di solito, individuano 4 intenti di ricerca:
- Informativo: l’utente vuole documentarsi su un argomento oppure vuole trovare una risposta, con lo scopo di ampliare la propria conoscenza. Ad esempio: Chi è il Presidente della Repubblica? oppure qual è la ricetta del risotto alla milanese?
- Navigazionale: l’utente vuole raggiungere un sito web specifico, una pagina o una sezione di un sito, perché sa che lì troverà ciò che cerca. Esempi sono le keyword di brand.
Transazionale: l’utente è pronto a compiere una determinata azione online, come acquistare un prodotto, iscriversi a un servizio, scaricare un file. Un esempio di keyword? “prezzo macbook pro 13” oppure “abbonamento netflix”. - Transazionale: l’utente è quasi pronto ad acquistare qualcosa, ma prima vuole confrontare diverse opzioni, valutare le caratteristiche, i prezzi, le recensioni. Ricerca, ad esempio, i “migliori smartphone android” oppure la chiave tipo “nome e-commerce + opinioni”.
Grazie alle heatmap possiamo raccogliere e analizzare dati rilevanti che rispondono a domande tipo: il contenuto precedente è stato esaustivo? ha soddisfatto tutte le necessità informative, o c’è il rischio che le persone non abbiano trovato le specifiche che cercavano e possano decidere di continuare a cercare sul motore di ricerca?
Queste informazioni unite all’analisi degli intenti di ricerca permettono ai professionisti della SEO di progettare una content strategy tarata sulle esigenze del pubblico, il che aumenta la rilevanza del sito agli occhi di Google.
Heatmap e ottimizzazione dei contenuti SEO
I contenuti sono il cuore della SEO, perché sono il mezzo con cui comunichiamo con il pubblico target, trasmettiamo un messaggio, creiamo valore e generiamo conversioni. I contenuti devono essere:
Originali e, quindi, unici, non copiati o duplicati da altre fonti, per evitare penalizzazioni da parte dei motori di ricerca e per distinguersi dalla concorrenza.
Rilevanti e pertinenti per una nicchia, un settore, un target, un obiettivo. Lo scopo deve essere sempre attirare il pubblico ideale e rispondere ai suoi intenti di ricerca.
Utili: i contenuti devono essere informativi, educativi, pratici, risolutivi, per fornire al tuo pubblico le informazioni o le soluzioni che cerca, per creare una relazione di fiducia e per stimolare l’azione.
Aggiornati, non solo per mantenere il pubblico interessato, ma per dimostrare due elementi che Google sicuramente premierà: competenza e autorità.
Le heatmap sono un ottimo punto di partenza per l’ottimizzazione dei contenuti in ottica SEO: mostrano quali sono i contenuti più cliccati, visualizzati e scorrevoli, quali sono i contenuti che generano più engagement, quali sono i contenuti che portano a una conversione. In questo modo possiamo capire quali sono i contenuti che funzionano meglio, quelli da migliorare, da eliminare e anche quelli che bisogna creare.
Heatmap e SEO dei link interni
Quando parliamo di link interni nella SEO ci riferiamo all’insieme dei collegamenti ipertestuali che connettono le diverse pagine. La rete di link interni ha due scopi principali:
Migliorare la navigabilità: facilita lo spostamento da una pagina all’altra del sito, consentendo all’utente di muoversi rapidamente, senza difficoltà e in modo naturale.
Migliorare l’indicizzazione: è inutile girarci intorno, un’architettura di link interni fatta bene piace tantissimo a Google. I collegamenti ipertestuali permettono ai suoi bot di scoprire, analizzare e valutare le pagine del sito, facilitando l’indicizzazione.
Come abbiamo detto, le heatmap mostrano i punti più cliccati, compresi i link. Per questo possiamo capire quali sono le pagine più visitate e i percorsi di navigazione più frequenti. Possiamo comprendere quali sono i collegamenti ipertestuali da rinforzare, quelli da aggiungere, da rimuovere e le pagine che è bisogna collegare meglio.
Heatmap e UX
La UX o User Experience è l’esperienza che un utente vive quando interagisce con un sito web e dipende da fattori come l’usabilità, l’accessibilità e l’estetica.
Quando un utente visita il nostro sito, deve poter trovare tutte le informazioni che cerca in modo agevole. Oltretutto deve essere facile compiere delle azioni e deve essere possibile per chiunque navigare sul sito, indipendentemente dalle sue caratteristiche fisiche, cognitive, sensoriali, culturali, linguistiche o tecnologiche.
Per la serie “anche l’occhio vuole la sua parte”, il design del sito deve essere accattivante. Colori, immagini, scelta del font devono essere gradevoli, armoniosi e in linea con l’identità del brand e il messaggio.
Una migliore UX riduce la frequenza di rimbalzo e porta a un aumento del tempo speso sul sito, due fattori importanti per i motori di ricerca quando valutano pertinenza e qualità di un sito web.
Le mappe di calore consentono di rilevare i problemi di usabilità e accessibilità di un sito.
Risolvere i problemi messi in luce dalle heatmap vuol dire migliorare l’esperienza utente. Di conseguenza, Google sarà soddisfatto e premierà il sito dandogli più visibilità rispetto ai competitor.
Bonus: Tool per generare una heatmap
Abbiamo parlato di cosa sono le heatmap, a cosa servono e perché sono un valido strumento di analisi per chi si occupa di SEO. Ma come generare una heatmap?
Per generare una heatmap di un sito web, esistono diversi tool, gratuiti e a pagamento. Alcuni dei più popolari sono:
- Hotjar: è uno dei tool più usati per creare heatmap, ma anche per analizzare altri aspetti del comportamento degli utenti, come i video di sessione, i sondaggi, i feedback, i funnel e le form. Hotjar offre una versione gratuita per siti web con fino a 2.000 visite al giorno, e diverse opzioni a pagamento a seconda delle esigenze.
- Crazy Egg: è un altro tool molto famoso per creare heatmap, ma anche per testare diverse versioni di un sito web, per ottimizzare il tasso di conversione. Crazy Egg offre una prova gratuita di 30 giorni.
- Mouseflow: è un tool che permette di creare heatmap, ma anche di registrare le sessioni degli utenti, di creare report, monitorare funnel e form e di raccogliere feedback. Mouseflow offre una versione gratuita per siti web con fino a 100 visite al mese.
- Clarity: è uno strumento gratuito di analisi del comportamento degli utenti che aiuta a capire come interagiscono con un sito web attraverso registrazioni di sessioni e heatmap. Le mappe termiche mostrano le aree della pagina con maggiore coinvolgimento, i clic, lo scorrimento e gli elementi dinamici. È possibile anche confrontare due heatmap, filtrarle per segmenti di utenti, date e altri criteri per ottenere un quadro analitico ancora più completo.
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